i numeri di un terremoto |
ottenuti dalle indagini finora svolte nell’ambito della monografia, alla quale si rimanda per i dati dettagliati. Fonti informative Le ricerche finalizzate al reperimento di informazioni sulla mortalità collegata al terremoto del 13 gennaio 1915 sono state condotte consultando essenzialmente i seguenti gruppi di fonti informative.A) Studi di sismologia storica. Come accennato in premessa, i dati di Cappello (1917), che Cavasino (1935) nel suo noto catalogo definisce “… quadro della mortalità secondo i dati ufficiali raccolti da C. Cappello …” sono affetti da numerosi errori grossolani; tuttavia, forse per il fatto che vengono definiti “ufficiali”, oppure per l’autorità di Cavasino nel campo della sismologia, vengono successivamente ripresi in quasi tutti i lavori di sismologia storica, fino ai recenti cataloghi di ING-SGA (Boschi et al.., 1995 e 1997). In realtà, Cappello (1917) non attribuisce ai suoi dati alcun carattere di ufficialità; scrive, infatti, “… nella tabella che segue noto i paesi colpiti maggiormente e pei quali mi fu possibile dare la percentuale delle vittime. …” senza indicare le fonti da cui ha attinto, o come sono state raccolte le informazioni. Tra gli studi di sismologia storica sono da ricordare i lavori di Baratta (1916), Ricciardi (1916) e Saletta (1972), che riportano dati originali senza però indicarne la provenienza.B) Giornali. Dalla loro consultazione si sono ricavati moltissimi dati originali; da notare, tuttavia, che quelli dei giorni immediatamente successivi al terremoto sono risultati spesso poco attendibili, specialmente se relativi a centri abitati con elevato numero di vittime. Nei giornali furono pubblicati i primi dati complessivi; in particolare, il “Giornale d’Italia” dell’11 febbraio 1915 fornì una "prima stima delle perdite di vite umane", stima che, seppure definita "ufficiosa e approssimata", costituì all'epoca il primo quadro generale significativo della mortalità. Inoltre, dai giornali si è venuti a conoscenza di un notevolissimo numero di centri abitati con mortalità nulla: si tratta di un tipo di informazione assente, o quasi, nelle altre fonti.C) Pubblicazioni "ufficiali". Vengono considerate tali la Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia (GU) e le pubblicazioni dell'Ufficio Centrale di Statistica (UCS), che presentano i dati pervenuti al Ministero dell’Interno. Il primo tentativo di risalire al numero delle vittime, sia per comune che per centro abitato, è stato effettuato consultando il "Foglio delle Inserzioni" della Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia (GU, 1915-1930), in cui venivano riportati gli elenchi delle vittime che via via pervenivano al Ministero dell'Interno. La consultazione è stata interrotta all'anno 1930, in quanto le segnalazioni divenivano sempre più rare ed i dati raccolti risultavano ancora molto parziali, dell'ordine del 50-60% del totale. Dati complessivi sulla mortalità furono invece pubblicati dell'UCS (1916, 1917, 1918 e 1921); in particolare nel 1916 fornì un quadro generale delle vittime per provincia e nel 1918 gli stessi dati suddivisi per comune.D) Documentazione d'archivio. Molto importante, infine, è risultato il contributo di informazioni dovuto a documenti inediti d'archivio, che possono essere suddivisi in tre gruppi:a) Documenti dell'Archivio di Stato de L'Aquila (ASAQ, 1915), in generale costituiti da manoscritti inediti, dei giorni o dei mesi immediatamente successivi al terremoto; riportano i censimenti effettuati dalle amministrazioni locali o da altri (carabinieri, esercito, ecc.) relativi al numero delle vittime e dei superstiti. Successivamente tali dati, che venivano inviati al Ministero dell’Interno, sono stati pubblicati dall'UCS (1916, 1917, 1918 e 1921).b) Documenti dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma (ACS, 1915), costituiti essenzialmente da telegrammi pervenuti all'Ufficio Cifra del Ministero dell'Interno, generalmente inviati da amministratori locali, Prefetti, Carabinieri, ecc., soprattutto nei giorni immediatamente successivi al terremoto. Contengono le prime informazioni sul numero delle vittime, numero che generalmente risulta approssimato e provvisorio per le località più fortemente colpite, preciso e definitivo invece per le località con pochi decessi.c) Le "cartoline macrosismiche" pervenute all'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica di Roma (UCMG, 1915) ed attualmente custodite presso l'Istituto Nazionale di Geofisica. Hanno portato un notevole contributo di informazioni sia riguardo il numero delle vittime, sia il numero degli abitanti residenti; generalmente non riguardano i centri abitati distrutti dal terremoto, dove molto spesso sono mancati sindaci ed impiegati comunali. Nel complesso i dati delle cartoline sono abbastanza coerenti con quelli dei documenti dell’ASAQ e quindi delle pubblicazioni ufficiali.In generale, le ricerche svolte hanno messo in evidenza che i dati più importanti e più affidabili sono quelli derivanti dai documenti inediti dell’ASAQ; questi furono inviati al Ministero dell’Interno e successivamente pubblicati e quindi ufficializzati dall’UCS. Tali dati nella sostanza concordano con quelli derivanti dalle altre fonti, tranne che con parte di quelli di Cappello (1917). Riguardo all’attendibilità di tali dati, l’UCS (1918) stesso precisa, limitandone in parte la validità, che “… hanno un grado di esattezza molto relativo, perché si riferiscono a informazioni comunicate subito dopo il disastro, ed è notorio che molti individui vennero a morire parecchio tempo dopo il disastro in seguito alle ferite riportate … perché i comuni più gravemente colpiti dal terremoto non sono ancora in grado, dopo tre anni dal medesimo, di dare notizie esatte circa l’entità del disastro …”. Principali risultati Le indagini sulla mortalità associata al terremoto del 13 gennaio 1915 hanno permesso di raccogliere dati riguardanti 251 comuni, secondo la ripartizione amministrativa del 1915, oppure 248 secondo l’attuale ripartizione, per un totale di 352 località. La mortalità verificatasi in queste località risulta in 1 caso superiore all’80% della popolazione allora residente, in 12 casi compresa tra il 41 e l’80%, in 7 casi tra il 21 ed il 40%, in 12 casi tra l’11 ed il 20%, in 48 casi tra l’1 ed il 10% ed in 77 casi inferiore all’1%; inoltre, per 195 località si ha notizia che non si verificarono decessi.I comuni interessati dalle percentuali più elevate (>30%) sono, secondo l’attuale ripartizione amministrativa, quelli di Avezzano, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Ortucchio, San Benedetto dei Marsi, Pescina e Collarmele; risultano tutti situati al margine sud-orientale della conca del Fucino ad eccezione del comune di Avezzano, situato al margine nord-occidentale della conca stessa. Da ricordare che all’interno dei territori comunali, o comunque in località molto vicine, si sono a volte riscontrate fortissime variazioni nella percentuale delle vittime; ad esempio, Cappelle (75%) e Scurcola Marsicana (<1%) distano tra loro poco più di 3 km.Se si considera la ripartizione amministrativa del 1915, si riscontra la massima percentuale di vittime nel comune di Avezzano (a quel tempo costituito dai soli centri abitati di Avezzano e Cese), dove ha raggiunto circa l'82%. Tale valutazione si ottiene riferendo il numero delle vittime (10.719, secondo quasi tutte le fonti) al numero degli abitanti residenti nel 1915 (13.119, secondo ASAQ, 1915). La percentuale del 95%, indicata da Cappello (1917) ed in molti altri lavori, deriva dal fatto che lo stesso numero di vittime (10.719) viene riferito al numero degli abitanti residenti (11.279) derivante dal censimento della popolazione italiana del 1911 (UC, 1914). Con l’attuale ripartizione amministrativa, invece, la massima percentuale si sarebbe verificata nel comune di Gioia dei Marsi (78%), seguita da quelle di San Benedetto dei Marsi (74%) e di Avezzano (72%); da ricordare che attualmente il comune di Avezzano comprende anche le frazioni di Antrosano, Castelnuovo, Paterno e San Pelino, a quel tempo appartenenti ad altri comuni.Come già detto, le cifre indicate da Cappello (1917) contengono vari errori grossolani; dato che tali cifre sono state utilizzate in quasi tutte le opere di simologia storica riguardanti il terremoto, appare opportuno elencare i casi più eclatanti. Questi sono riportati in tabella 1, in cui per ogni località vengono indicate le cifre secondo Cappello e quelle a cui si è giunti nel presente lavoro; queste ultime coincidono, o comunque concordano abbastanza bene, con quelle delle pubblicazioni ufficiali (UCS, 1918), che a loro volta derivano dai documenti inediti dell’ASAQ
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